Il dossier ONU: così le mafie asiatiche governano l'azzardo digitale

_{Casinò "fantasma", criptovalute e centri operativi clandestini: il Sud-Est asiatico diventa hub globale del crimine digitale. (Immagine: poco_bw / Alamy)}

Dal triangolo del Mekong ai resort tropicali del Pacifico, passando per centri operativi spacciati per contact center, l’industria del gioco d’azzardo illegale si sta trasformando nel motore finanziario di un crimine organizzato sempre più globalizzato. Lo rivela il nuovo rapporto dell’UNODC, l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine, dal titolo eloquente: "Inflection Point". Il punto di non ritorno, appunto.

Secondo il dossier, pubblicato nelle ultime ore, il Sud-Est asiatico è divenuto l’epicentro di una rete criminale iperconnessa, capace di aggirare controlli, confini e normative, grazie all’uso combinato di piattaforme di gioco online non autorizzate, criptovalute e strutture aziendali opache. Il fenomeno – avverte l’ONU – ha ormai travalicato i limiti della regione, estendendosi in oltre 50 Paesi e coinvolgendo migliaia di vittime, lavoratori forzati e complici inconsapevoli.

La giungla digitale del crimine: casinò, scam center e "zone franche"

Cambogia, Laos, Myanmar. Sono questi i nomi che ricorrono più spesso nel report, veri e propri crocevia dell’illegalità dove proliferano zone economiche speciali trasformate in santuari per il gioco clandestino. In questi territori, gruppi mafiosi locali e internazionali – inclusi noti clan cinesi come la Triade 14K – gestiscono casinò virtuali, centri di frode informatica e sistemi di riciclaggio del denaro. Tutto avviene dietro una facciata legale, spesso con la complicità o la tolleranza delle autorità locali.

Tra i casi più eclatanti citati nel report vi è quello delle POGO (Philippine Offshore Gaming Operators): inizialmente nate come piattaforme legittime rivolte a scommettitori stranieri, si sono in molti casi rivelate dei veri e propri centri di truffa, scommesse manipolate e traffici digitali. Nel solo 2023, nelle Filippine risultavano attive quasi 300 piattaforme illegali, alcune delle quali impiegavano manodopera coatta – spesso migranti trattenuti contro la propria volontà – destinata a lavorare in ambienti chiusi e sotto costante sorveglianza.

Criptovalute e stablecoin: il carburante dell’economia sommersa

Il report evidenzia un elemento trasversale che collega tutte le operazioni analizzate: l’uso massiccio di criptovalute e strumenti digitali anonimi. Dal Bitcoin alle stablecoin, fino a sistemi alternativi di pagamento come le piattaforme Telegram “garantite”, tutto è studiato per rendere invisibili le transazioni.

Un nome su tutti: Huione Guarantee, recentemente ribattezzata Haowang, piattaforma nata a Phnom Penh che secondo gli inquirenti avrebbe gestito oltre 24 miliardi di dollari in criptovalute dal 2021 a oggi. Un colosso dell’illegalità digitale, sotto la maschera di un servizio finanziario.

_{Bangkok 14 febbraio 2025. Benedikt Hofmann, rappresentante regionale dell'UNODC per il Sud-Est asiatico e il Pacifico durante un’intervista a Xinhua sulla cooperazione regionale contro le frodi transfrontaliere. (Immagine: Xinhua / Alamy)}

Una ragnatela globale: dal Sud-Est asiatico alle isole del Pacifico

Con l’aumento della pressione investigativa nei Paesi più esposti, molte organizzazioni stanno delocalizzando le proprie attività in aree ancora più fragili: isole come Palau, Tonga, Vanuatu o le Marianne del Nord, dove il mix tra bassa fiscalità, debolezza istituzionale e turismo di lusso crea le condizioni ideali per costruire nuove basi logistiche.

Lì, resort e casinò fisici vengono adattati per ospitare operazioni online illegali, rendendo quasi impossibile l’individuazione delle attività. Una strategia che permette di continuare a operare indisturbati, anche nei confronti di istituzioni più attrezzate come quelle europee o statunitensi.

Cittadinanze comprate, banche ombra e truffe 4.0

Secondo l’UNODC, le organizzazioni criminali sfruttano tutto ciò che l’economia globale può offrire: dalla “cittadinanza per investimento” per ottenere passaporti e muoversi liberamente, alle reti bancarie parallele per aggirare i controlli sui capitali, fino a sistemi digitali avanzati per creare identità fittizie, operatori virtuali e persino casinò “fantasma”. Un sistema tanto sofisticato quanto devastante per la legalità.

"Questa rete si espande come un cancro", ha commentato Benedikt Hofmann, rappresentante dell’UNODC per il Sud-Est asiatico e il Pacifico. "Lo si combatte in un’area, e subito si rigenera altrove".

Quando la risposta è troppo debole

Il quadro tratteggiato dal report è impietoso anche nei confronti della risposta istituzionale: scarsa cooperazione internazionale, leggi frammentate, mancanza di strumenti tecnici condivisi. Il risultato è un sistema che permette alle organizzazioni criminali di operare sotto le sembianze di operatori legittimi, di società di facciata o addirittura di investitori esteri.

Secondo l’ONU, è giunto il momento di alzare l’asticella: servono standard internazionali più rigidi, tracciabilità delle criptovalute, cooperazione giudiziaria reale e un coordinamento investigativo transfrontaliero. Solo così sarà possibile affrontare un fenomeno che ha già oltrepassato il punto di inflessione.