Lo storico casinò di Fremont Street, aperto nel 1906, dice addio a croupier e tavoli tradizionali. Tutto il piano di gioco è ora completamente digitale. (Immagine: Radharc Images / Alamy)
Las Vegas cambia volto. Stavolta, la rivoluzione non arriva da un nuovo grattacielo o da un mega resort, ma da Fremont Street, il cuore vintage della città. Il Golden Gate Casino, aperto nel 1906 e considerato il più antico di Sin City, ha detto addio a croupier, carte e dadi reali per diventare il primo casinò interamente virtuale della città.
Tutti i tavoli da gioco sono stati sostituiti da postazioni digitali: nessun dealer, nessuna roulette fisica, solo schermi e software. Un esperimento audace per un luogo che ha più di un secolo di storia (1906 l'anno della fondazione) e che oggi vuole parlare ai giocatori del futuro.
Il progetto porta la firma di Derek Stevens, imprenditore e volto noto dell’intrattenimento di Downtown Vegas. “In un certo senso, tutto è iniziato durante il COVID", ha raccontato all’emittente KSNV. “Abbiamo iniziato a testare soluzioni senza contatto, e da lì abbiamo capito che poteva essere il futuro. Ora abbiamo deciso di fare il passo completo: tutti i dealer e l’intero reparto giochi da tavolo si sposteranno al Circa".
Il risultato? “Siamo al doppio delle previsioni,” spiega Stevens con soddisfazione. “E l’interesse del pubblico, specialmente dei più giovani, è stato superiore a ogni aspettativa.”
Con la sua nuova campagna “The Night Starts Here”, il Golden Gate punta dritto a una nuova generazione di giocatori: gli 86 milioni di americani della Generazione Z, cresciuti tra smartphone, app e console. Il casinò propone ora versioni digitali dei grandi classici, come il Virtual Craps, con partite rapide, regole chiare e una disponibilità continua, 24 ore su 24, sette giorni su sette.
Una formula che, secondo Stevens, “risponde al modo in cui i giovani oggi vivono il gioco: più immediato, interattivo, privo di barriere”. E non mancano i risultati: il flusso di visitatori è cresciuto, soprattutto tra i ventenni e trentenni attratti dalla promessa di una Las Vegas più smart e meno tradizionale.
Non tutti, però, accolgono la novità con lo stesso entusiasmo. Tra i clienti storici c’è chi parla di “addio al fascino umano del casinò”, di un’atmosfera che rischia di diventare troppo impersonale. Stevens ne è consapevole: “Vogliamo che la tecnologia non cancelli lo spirito di Las Vegas. La sfida è mantenere quella magia, quella sensazione di FOMO, la voglia di tornare ancora prima di essere arrivati all’aeroporto".
Per ora, le prime settimane di attività parlano chiaro: le prestazioni superano le aspettative e l’esperimento del Golden Gate sta attirando l’attenzione di molti operatori. Diverse compagnie del settore, ha confermato Stevens, stanno osservando con interesse i risultati per capire se questo modello possa diventare un riferimento anche altrove.
Secondo gli analisti di settore, il Golden Gate potrebbe essere un banco di prova per l’intero mercato del gioco terrestre. Un modello che riduce i costi di gestione, garantisce sessioni di gioco più rapide e si adatta perfettamente a un pubblico sempre più abituato al digitale.
Ma la domanda resta: è possibile rendere virtuale l’esperienza di Las Vegas senza snaturarla? Per ora, il Golden Gate sembra aver trovato la sua risposta: un mix di nostalgia e innovazione che potrebbe ridefinire, ancora una volta, il volto del divertimento nella città che non dorme mai.

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